Città Partenopea

Napoli è anche detta Partenope perché la sua origine è legata ad una leggenda secondo la quale la fondatrice della città fu Partenope

Secondo la tradizione, Partenope era una bellissima sirena. Talmente bella da potersi mettere in competizione con la dea Venere. Come tutte le sirene, anche Partenope era un’ammaliatrice e, cantando, portava i naviganti alla rovina ed alla morte. Una missione per lei molto semplice, vista l’avvenenza, fino a quando non si trovò di fronte Ulisse. Il furbo eroe si fece, infatti, incatenare all’albero maestro della nave per non cedere alle lusinghe della sirena. Partenope, sconvolta, si innamorò follemente di lui e si suicidò

Il corpo della sirena, sempre secondo la leggenda, venne trasportato dalle onde fin sulle rive della penisola italica, in un golfo di rara bellezza. Qui, molti anni più tardi, degli esuli provenienti dall’isola di Rodi fondarono in suo onore la città di Partenope. Questo centro abitato venne poi distrutto dai Cumani, che costruirono al suo posto Neapolis. Ma il termine partenopeo non ricorda solo Napoli. Partenopeo è, in realtà, anche un noto personaggio appartenente alla mitologia greca che deve il suo appellativo alla verginità di sua madre.

25 000 metri quadrati la piazza si presenta come una delle più grandi della città e d’Italia
Arch. Domenico Fontana

Si è soliti dividere piazza del Plebiscito in due parti: la prima ai piedi della basilica di San Francesco di Paola segue una forma semicircolare, mentre l’altra, che confina all’estremità con il Palazzo Reale ed è determinata nei lati brevi dalle cortine dei palazzi gemelli ha una forma più rettangolare. Nei centri delle due zone si trovano, isolate, le due statue equestri di Carlo III di Borbone e di suo figlio Ferdinando I, realizzate dal Canova e dal suo allievo Antonio Calì. Famoso è il gioco di attraversare la piazza bendati o a occhi chiusi in linea retta, partendo dalla porta del Palazzo Reale, che si trova proprio al centro fra le due statue equestri, ma praticamente nessuno riesce nell’impresa.

Per chi voglia fare visitare anche uno dei luoghi di Napoli sotterranea, nei dintorni di piazza del Plebiscito è possibile visitare il Galleria borbonico, a circa 40 metri di profondità. L’ingresso è in via del Grottone 4. Il sito è così chiamato dal nome del re Ferdinando II di Borbone, che nel 1853 ne stabilì la realizzazione per creare un collegamento segreto da dove il sovrano sarebbe potuto fuggire in caso di pericolo, anche se il progetto non fu mai portato a termine. Tra i vari percorsi a disposizione, ce ne è uno che permette di andare in zattera su un piccolo fiume sotterraneo nelle viscere della città che conduce proprio fin sotto piazza del Plebiscito.

Parto. Non dimenticherò né la via Toledo né tutti gli altri quartieri di Napoli; ai miei occhi è, senza nessun paragone, la città più bella dell’universo.
Stendhal

Spaccanapoli è la strada che va dai Quartieri Spagnoli al quartiere di Forcella, tagliando in linea retta la città di Napoli. Capirete meglio perché viene chiamata così se la guarderete da San Martino nella parte più alta della città. Quest’arteria ha origini antichissime: è infatti uno dei tre decumani in cui i romani, basandosi sulla costruzione greca, organizzarono la città.Un giro per Spaccanapoli è un percorso lungo la millenaria storia della città ed è assolutamente una delle 10 cose da vedere a Napoli. Qui non ci sono solo i palazzi antichi, le chiese, ma anche le leggende e gli inconfondibili odori della cucina napoletana.Non stupitevi di nulla: lungo il percorso di Spaccanapoli potrete incontrare splendide chiese e famiglie che vivono nei bassi, artisti-artigiani e abusivi che vendono di tutto.

Il Duomo e il Tesoro di San Gennaro e’ abbellito dai dipinti di Luca Giordano

 

Scultore Tino di Camaino

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